Secondo wikipedia ‘Smart textiles are fabrics that have been developed with new technologies that provide added value to the wearer’.
Negli anni ne abbiamo seguito l’evoluzione: dalla prima generazione in cui un sensore veniva connesso all'abbigliamento, solitamente medicale o sportivo, alla seconda generazione in cui i devices sono incorporati nel supporto tessile. Ma già si guarda ai wearables di terza generazione, in cui il sensore è l’indumento stesso o per meglio dire non ha bisogno di supporti. Ecco qualche esempio.
Risale al 2017 il device-tatuaggio sviluppato da ricercatori della Graduate School of Engineering dell'Università di Tokyo che può essere indossato per alcuni giorni. Si tratta di un cerotto ultra sottile pensato per il monitoraggio continuo della salute sia per i pazienti che per gli atleti, in alternativa ai dispositivi più invasivi.
Soluzione simile ma esteticamente più intrigante è quella sviluppata dal Media Lab del MIT in collaborazione con Microsoft Research l’anno prima: DuoSkin è un tatuaggio indossabile come un gioiello. Sottili foglie d'oro sono collegate a un microcontrollore e un'unità di comunicazione wireless che consente l'interazione con smartphone, computer e altri dispositivi.
La struttura è composta da elettrodi, da un polimero idrosolubile, da alcool polivinilico (PVA) e da uno strato d'oro - scelto in quato biologicamente compatibile. I cerotti sono posizionati sulla pelle e a contatto con l’ acqua il PVA si scioglie consentendo ai fili d'oro da indossare di attaccarsi perfettamente al corpo.
Uso invece mediacale per i devices sviluppati dai ricercatori della University of Colorado Boulder che hanno progettato una sorta di pelle elettronica in grado di imitare la funzione e le proprietà della pelle umana per protesi in grado di fornire un feedback sensoriale e per potenziare le capacità di interazione dei robot. Lo studio, è stato recentemente pubblicato nella rivista specializzata Science Advances .
Per dare un’idea dei suoi possibili utilizzi può consentire a un robot di misurare la febbre di una persona con il solo tocco o rendere più sensibili ed efficaci protesi della mano a contatto con oggetti caldi, ad esempio una tazza di caffè. Il materiale utilizzato è inoltre autoriparante e riciclabile a fine vita in quanto degradabile in una soluzione in etanolo e riciclabili. Un approccio che mette in evidenza il problema connesso alla gestione degli smart materials a fine vita e degli scarti post produzione.
Dispositivi indossabili sono stati studiati anche dai ricercatori della Carnegie Mellon University. Electro Dermis è sistema di adesione di sensori alla pelle per scopi medici o sportivi che punta a sostituire supporti rigido come orologi e bracciali o tessuti ricollegandosi al trend dell’evoluzione del cerotto. Alla base della tecnologia la realizzazione di componenti elettronici flessibili e miniaturizzati e in grado di soddisfare più esigenze come l'elaborazione di segnali e la comunicazione wireless. Per ottenere ciò i ricercatori hanno usato chip elettronici rigidi ma uniti da cavi elettrici in rame flessibile per realizzare circuiti racchiusi tra un tessuto misto Spandex e un film adesivo per adeguarlo alla struttura e ai movimenti del corpo.
Come rendere le protesi sempre più funzionali, sensibili ma anche psicologicamente accettabili da disabili è un tema su cui si concentra sempre più l’attenzione. Interessante l’approccio dello canadese Alleles Design Studio che ha sviluppato una collezione di copri protesi progettati per aggiungere una silhouette umana e una varietà di modelli agli arti artificiali meccanici.
